Belgian Strong Ale: caratteristiche principali

Si tratta – come dichiara esplicitamente la denominazione – di birre ad alta gradazione (siamo oltre il 7% in volume), strutturate principalmente, in chiave sensoriale, attorno all’operato dei lieviti (dunque dei loro esteri fruttato-speziati) e contrassegnate da una vigoria alcolica solo in parte mascherata da elementi di contrappeso, come la secchezza del fin di bocca e il tenore amaricante apportato dai luppoli. La categoria, in funzione del colore – e delle correlate fattezze sensoriali – si articola in Belgian Strong Golden Ale e Belgian Strong Dark Ale. Vediamone i profili specifici.

Belgian Strong Golden Ale

Sono forse le birre belghe più apprezzate. Elaborate dopo la prima guerra mondiale sulla scorta delle esigenze evidenziate da una platea di consumatori piuttosto orientata verso le lager dorate, le Belgian Strong Golden Ale trovano la propria capostipite nella Duvel, etichetta bandiera di Duvel Moortgat. Di fatto, una sorta di spin-off delle Tripel abbaziali, ma con una “curvatura” che può presentarsi (sebbene non necessariamente) più chiara, più sottile nella corporatura, più secca e più amaricante. 

Il malto utilizzato è perlopiù Pils, con eventuale impiego di zucchero (10-20% al massimo) per aumentare il tenore alcolico senza gravare sulla densità finale. Il luppolo non è l’elemento sotto i riflettori per questo stile, ma svolge un ruolo importante in chiave di equilibrio. Le caratterizzazioni maggiori avvengono grazie al lavoro del lievito.

Nel bicchiere troviamo una birra di colore da paglierino a dorato; gli aromi bilanciati tra correnti floreali da luppoli, fruttate (pera, mela, albicocca) e speziate (fenoli) da apporti fermentativi. Gusto energico, in linea con l’olfatto, dal timbro amaricante tra medio ed elevato. Hanno un tenore alcolico importante, tra gli 8 e i 10 gradi, tuttavia le migliori interpretazioni risultano pericolosamente beverine.


Belgian Strong Dark Ale

In questa tipologia le latitudini variano dall’ambrato intenso al bruno; quelle alcoliche da quota 8 a quota 12 gradi. Di conseguenza, ferma restando l’inclinazione liquorosa, cambiano i territori aromatico-gustativi: sulla cattedra olfattiva salgono il caramello tostato, il panificato dolce a lunga cottura, il miele scuro, la frutta disidratata (prugne, fichi), spezie “terziarizzanti” quali vaniglia e liquirizia; al palato, il sorso è voluminoso, caldo, dalla partenza abboccata e dal finale più asciutto, dal timbro amaricante concorsualmente costruito per mano di luppoli e delle torrefazioni. Il BJCP fa sostanzialmente coincidere questa categoria con la categoria più elevata in stazza etilica dell’emiciclo trappista: quella delle Quadrupel. Di questa categoria fanno parte una grande varietà di etichette, tra cui ricordiamo un buon numero di trappiste quali le Rochefort 10, Chimay Blue e la Westvleteren 12.