Nuovi piccoli birrifici: Carpe Diem, Pejo, MakBeer e Poeta

Sempre in movimento, per segnare numeri in costante ascesa, il contatore dei marchi che popolano il panorama birrario artigianale italiano. Nella nostra periodica carrellata di presentazioni, stavolta interamente dedicata agli impianti di proprietà, iniziamo da una realtà che ha acceso le luci al neon proprio all’inizio di questo nuovo anno.

Piccolo Birrificio del Poeta

Siamo a Recanati (Macerata) e il nome della nuova attività, Piccolo birrificio del poeta, è un evidente omaggio alla figura di Leopardi; mentre le quattro etichette attualmente in gamma sono intitolate alle altrettante porte medievali che scandiscono il profilo delle mura fiancheggiate dalla passeggiata monumentale, essa stessa detta leopardiana, il cui tracciato rappresenta uno degli assi simbolici, oltre che turistici, del tessuto urbanistico del borgo marchigiano. Così abbiamo, rispettivamente, la Porta Nuova (Golden Ale da 5,5 gradi), la Porta Marina (American Pale Ale da 6 gradi), la Porta San Domenico (English Strong Ale da 8 gradi) e la Porta Romana (Old Ale, da 8 gradi).

MakBeer logoRestiamo nei confini della bella regione adriatica, ma spostiamoci nella valle del Metauro, dove a Lucrezia di Cartoceto (un passo da Fano), sbuffa la sala cottura di MakBeer, la cui grafica dichiara a gran voce un’ispirazione mitteleuropea che invece non monopolizza il portafoglio delle tipologie proposte. Se capofila è infatti la Pilsner Premium (da 4,7 gradi) e se al suo fianco troviamo la Red Lager (una Euro Amber da 5,2 gradi), accanto a loro sfilano la Amber Ale (English Strong da 5.9 gradi) e la India Pale Ale (lei stessa in versione british, da 6.6 gradi).

Birra Pejo LogoSaliamo ora in Trentino, dove a Cogolo, frazione capoluogo del comune di Pejo – località conosciuta non solo per la valle, ma anche e soprattutto per la sorgente e per l’acqua minerale che portano il suo nome – le cui lettere campeggiano ora anche sulle insegne di un’attività di brassaggio. Birra Pejo è la proiezione dell’iniziativa di Marco Framba: in bacheca un diploma di enotecnico conseguito all’Istituto Agrario di San Michele all’Adige e alle spalle esperienze in cantine vinicole in vari angoli del mondo, ha rivolto poi il suo sguardo verso orzi e luppoli. In chiave produttiva, avendola a disposizione dietro casa, punta ovviamente sulla qualità della già citata acqua, di rinomato pregio. Tre le referenze che ne nascono: l’omonima Pejo (una Golden Ale da 4 gradi), la Lynx (American pale Ale da 6 gradi) e l’Aqvila (belgian Strong dark Ale da 9 gradi)

E per finire, rotta verso la Lombardia, in particolare verso Calvisano, in provincia di Brescia. Qui troviamo infatti l’impianto di Carpe Diem, un calco latino (il celeberrimo cogli l’attimo) che corrisponde allo spirito con cui Gianni Mansueti – da anni birrificatore per diletto su un impianto da lui steso definito spartano – si è poi, insieme alla moglie (incaricata di seguire le mansioni amministrative dell’attività), deciso a gettarsi con entusiasmo e coraggio in questa sua nuova avventura. Un’avventura che affronta con una sala cottura da 5 ettolitri; e debuttando con una linea iniziale di sei referenze, esse stesse ispirate alla storia romana: in particolare alle figure di alcune divinità meno note dei culti religiosi capitolini, ciascuna delle quali associata a una birra, in base ad affinità specifiche. Così abbiamo la Mithra (Blanche da 4,5 gradi), la Egeria (Hell da 5,5 gradi), la Aradia  (Weizen da 5.5 gradi), la Avus (Bière de garde da 7 gradi), la Alemonia (Bock da 7 gradi) e infine la 64DC (questa recante invece l’indicazione dell’anno dell’incendio dell’Urbe da parte di Nerone, trattandosi di una Stout affumicata da 5 gradi). Per l’estate è poi in cantiere un’American Pale Ale sui ai 5.5 gradi).