La birra nella storia: i Sumeri
Nella così detta regione della mezzaluna fertile, culla della civiltà, ritroviamo le prime tracce di cultura birraria. Una tavoletta di argilla risalente all’epoca predinastica sumera (circa 4.000 a.C.), meglio nota come il “monumento Blau”, dal nome dell’archeologo che la scoprì, è la testimonianza più antica che conferma la capacità dei sumeri di produrre birra. La tavoletta, conservata oggi al British Museum di Londra, descrive i doni propiziatori offerti alla dea Nin-Harra (dea della fertilità): capretti, miele e, appunto, birra.
Altre tavolette di argilla datate dal 3000 al 1000 a.C. ci testimoniano l’importanza che la birra aveva nella società sumera sia come bevanda alimento del popolo sia come bevanda sacra utilizzata per riti religiosi. La birra aveva addirittura una sua matrona, la dea Ninkasi, a cui veniva attribuito il compito di soddisfare il cuore e il desiderio. Successivi scritti databili intorno al XVIII secolo a.C. raccontano in maniera anche particolareggiata la produzione della birra. La ricetta prevedeva che i cereali di orzo e spelta (un’antica varietà di farro) venissero macinati per realizzare una specie di pagnotta che successivamente veniva sbriciolata e messa in ammollo in acqua, in alcuni casi assieme ad altri cereali tritati. Successivamente l’acqua con i cereali veniva fatta riscaldare e poi, dopo il raffreddamento, il liquido era filtrato in maniera sommaria. Questo mosto “antico” era fatto fermentare aggiungendo del miele, per aumentare gli zuccheri fermentabili, e alcune spezie a seconda della birra prodotta.
La birra generalmente veniva chiamata sikaru (pane liquido) ma esistevano varie versioni che si distinguevano per colore, speziatura e gradazione. I Sumeri producevano inoltre una birra al farro chiamata kurunnu, oltre ad altre tipologie assai apprezzate ottenute mescolando in proporzioni diverse le prime due. Da ricordare fra queste la birra Niud, addolcita con zucchero di datteri, e la Bi-Du, la birra del popolo, che oltre a scopi alimentari serviva anche a calcolare il salario base degli operai. Dagli scritti sumeri sappiamo inoltre che la gestione della produzione della birra in ambito domestico era destinata alle donne mentre per la produzione e mescita nei locali pubblici e nei templi era affidata ad un personale specializzato. I sumeri ci hanno lasciato il primo testo normativo di cui abbiamo testimonianza, il famoso Codice di Hammourabi (1728-1686 a.C.), che tra l’altro regolamentava anche la produzione e la vendita di birra, stabilendo pene severe per chi non avesse rispettato i criteri di produzione stabiliti dalla legge o, ancora, per chi avesse aperto un locale di vendita senza la necessaria autorizzazione.