La birra nella storia: gli egiziani
Nella società egizia sono molteplici le testimonianze che, nella vita di tutti i giorni, mettono in risalto l’importanza della birra. Ai Faraoni erano ad esempio dovuti come tasse dalle città e dalle province, migliaia e migliaia di vasi di birra e, come per i Sumeri, il computo del salario minimo faceva riferimento al dorato nettare (circa 8 litri di birra pro capite); le stesse scuole insegnavano l’arte di produrre assieme alla lettura e scrittura. La birra era inoltre considerata sinonimo di vita, e le sue presunte virtù curative diventarono ben presto famose: il “Papiro Ebers” offriva qualcosa come 600 prescrizioni mediche per alleviare le sofferenze dell’umanità, in cui l’ingrediente principale era proprio la birra.
La tradizione egizia attribuiva l’invenzione della birra ad Osiride, divinità protettrice dei morti. Il legame tra questa bevanda ed il concetto di immortalità era talmente radicato nel sentire comune che le classi più agiate si facevano costruire delle piccole birrerie in miniatura per le loro tombe. E proprio dallo studio dei modellini come dei geroglifici è possibile delineare il modo di produzione della birra egizia. In linea generale la ricetta prevedeva, come per i sumeri, l’utilizzo di pani sbriciolati uniti a orzo maltato e altri cereali.