Birrificio trappista Westmalle
L’abbazia di Westmalle, Abbaye de Notre-Dame du Sacré-Cœur de Westmalle, appartenente all’ordine dei Cistercensi della Stretta Osservanza, si trova a Malle, sulla strada che congiunge Antwerp a Turnhout, a nord-est di Anversa, nella regione delle Fiandre.
La storia del monastero ha inizio nel 1794, quando alcuni monaci, 12 per la precisione, della comunità del monastero di Nostra Signora della Grand Trappe in Normandia, sfuggiti alle persecuzioni scatenate dalla rivoluzione francese, si insediano in una tenuta agricola nei pressi di Malle. I monaci sono inviati lì dal vescovo di Anversa, mons. Nélis, e prendono possesso di una fattoria che un ricco signore del luogo, R. De Wolf, mette loro a disposizione. Il nome di questa fattoria è evocativo: “Nooit Rust” (“senza posa”, tradotto letteralmente); sembra fosse chiamata così perché la particolare conformazione del terreno costringeva chi la possedeva ad un lavoro senza riposo per farla fruttare. La vita di questa comunità monastica, all’inizio, è molto complicata: costretti più volte ad abbandonare la tenuta e i fabbricati appena costruiti, i monaci possono farvi definitivamente ritorno solo nel 1814. Le alterne vicende politiche però non condizionano la vita spirituale della comunità, che vede aumentare sempre più il numero dei propri membri. Nel 1836 la bufera sembra passata in maniera definitiva, e il monastero che era, per il diritto canonico, ancora solo un convento, viene elevato al rango di abbazia da Papa Gregorio XVI; contestualmente, il primo abate ufficiale di Westmalle, dom Martin, viene nominato anche vicario generale dei trappisti in Belgio. Da quell’anno la storia religiosa del monastero non riceve più scossoni, ed arriva fino ai giorni d’oggi.
La produzione interna di birra a Westmalle inizia nel 1836, sotto la guida del primo abate, dom Martins, che delibera la costruzione di un ambiente ad essa preposto. I lavori terminano entro la fine dell’anno stesso e i monaci producono, in questa prima fase, solo per il fabbisogno interno; questo fino al 1860. Infatti dall’anno successivo inizia la vera e propria commercializzazione dei prodotti, il tutto con un immediato successo, che spinge la comunità monastico ad allargare e ammodernare ripetutamente gli impianti. Nel 1932 il priore deposita come marchio registrato il logo e il nome delle proprie birre, preceduto dall’appellativo “trappistenbier”, e nel 1935 viene definitivamente registrato un modello di bottiglia che reca stampigliato sul collo le lettere “A” e “W”, ancora oggi usate. La produzione annuale è di circa 130.000 hl.: la regola aurea è: uso di materie prime selezionate, e quindi, acqua pura, malto d’orzo, luppolo fresco, il miglior zucchero candito, ceppi di lieviti coltivati in proprio. L’abbazia produce tre birre, due delle quali di facile reperibilità; una, la “Extra” (4°), è prodotta solo due volte all’anno ed è riservata all’uso interno e per eventuali ospiti dell’Abbazia. Sono birre vive, rifermentate in bottiglia, non pastorizzate, con gusto in costante evoluzione.