La birra negli Stati Uniti

Come in relazione a sostanzialmente tutte le sfere della vita collettiva, delle espressioni sociali, culturali e di costume, gli Stati Uniti rappresentano un mondo nel mondo, una realtà complessa nella quale si può trovare, l’uno accanto all’altro, tutto e il contrario di tutto. Dal punto di vista che a noi interessa, quello della birra, gli Usa – 224 milioni di ettolitri la produzione complessiva, per un consumo procapite di circa 75 litri l’anno – sono il teatro nel quale, a fine anni Settanta, ha avuto luogo il big bang dell’attuale movimento artigianale globale; ma anche uno dei campi d’operazione delle maggiori multinazionali del settore.
Infatti, prima dei numerosi stili che popolano l’odierno palcoscenico nazionale, gli Stati Uniti hanno visto la nascita di altre tipologie proprie e originali, una gran varietà di proto-stili alcune davvero curiose e sorprendenti. Vale la pena comunque ricordare come tale linea di discendenza debba esser fatta risalire addirittura a ricette precoloniali (quindi, sì, elaborate già dai nativi americani); e come sia poi proseguita dando luogo a specialità tipiche della stessa epopea coloniale e della prima fase successiva alla vittoria nella guerra d’indipendenza. La nostra panoramica però avrà come stazione temporale gli ultimi decenni dell’Ottocento. Volgendo dunque la lente d’ingrandimento su alcune categorie brassicole che possiamo raggruppare sotto la definizione di “pre-proibizionistiche”- riguardante i decenni a cavallo tra gli ultimi anni dell’Ottocento e i primi del Novecento – corrisponde a un panorama di generi brassicoli tra i quali ne troviamo alcuni che sono, attualmente, oggetto di riscoperta e riproposizione, come le American Pils, le Steam Beer e le Cream Ale.
Le birre statunitensi degustate