American IPA: caratteristiche e storia
Come abbiamo detto, il luppolo è l’elemento scardinante che ha portato i bevitori americani a diventare consapevoli di un gusto e di un aroma nuovo, ed è su questo elemento che si concentrarono i birrai per dare alle loro birre un’impronta caratteristica e caratterizzante. Per evidenziare e celebrare le note del luppolo gli americani si ispirarono quindi alle IPA inglesi (più concettualmente che praticamente) creando una nuova famiglia di birre.
Possiamo considerare come matriarca del genere, una birra che mai si è presentata con tale qualifica, ma che nonostante ciò è considerata diffusamente come la precorritrice di questo genere. Parliamo della Liberty Ale, referenza tra quelle storicamente di punta nella già citata gamma Anchor di San Francisco e lanciata nel 1975 come etichetta celebrativa.
La ricetta prevedeva – primo tratto inedito – l’uso massiccio di Cascade, portabandiera dei luppoli a stelle e strisce; gettato per giunta in dry hopping (seconda primogenitura vantata dal marchio californiano); e senza alcun apporto di altri cultivar ovvero in formula monovarietale (terzo primato). Per questo (sebbene con grande onestà lo staff di Anchor dichiari come non ci fosse, allora, alcun intento specifico di varare una versione Usa delle Ipa inglesi), l’esordio della Liberty rappresentò di fatto il punto d’avvio di quel percorso che, giunto a opportuna maturazione, avrebbe generato la categoria delle Aipa. Quanto al fatto che poi oggi – come ancora una volta la stessa Anchor riconosce – sia legittimo discutere attorno alla domanda se si tratti (alla luce dei disciplinari correnti) di una American India Pale Ale o piuttosto di una Apa, ciò non modifica quei dati incontrovertibili in base ai quali quella birra può essere investita del titolo di fondatrice della tipologia visto che nel momento dell’entrata in scena esibiva un respiro olfattivo tambureggiante e con una quantità d’amaro (47 Ibu) mostruosa per gli standard del tempo.
Al di là delle distinzioni territoriali, oggi la carta d’identità sensoriale della tipologia recita quanto segue: colore da dorato carico ad ambrato intenso; aroma dalle basi maltate (cereale, panificato, un pizzico di tostato), ma nitidamente e vigorosamente luppolato; gusto orientato all’amaricante, con valori in Ibu da 40 a 70; alcol da 5,5 a 7 gradi. Da aggiungere, quale appendice, l’emersione, fattasi via via più chiara negli anni, di un “perimetro di esecuzione” del canovaccio American Ipa che, se pure non individua una tipologia ufficialmente riconosciuta, di certo definisce un territorio concettuale e sensoriale ben percepito nella pratica di produzione, somministrazione e consumo. Parliamo delle Session Ipa, denominazione in cui l’apposizione prefissuale indica il basso grado alcolico, oscillante fra il 3 e il 4,5%, ma non sottintende al contrario la rinuncia a cospicue gettate di luppolo, con cui si arriva tranquillamente a quota 45 Ibu.