Birrificio Aleghe
Il tuo corpo implora acqua è il titolo di un noto volume, scritto nel 1992 dal medico iraniano Fereydoon Batmanghelidj e dedicato al tema della crucialità, per la salute umana, di una buona idratazione. Ma per noi, in questa sede, è lo spunto per raccontare un’altra storia, che pure con l’elemento liquido ha a che fare, e profondamente: quella di Enzo Canarelli e del birrificio Aleghe.
Siamo a Giaveno (Torino), dove l’impianto si è trasferito nel 2016, dopo 8 anni di onorata militanza nella vicina Coazze, il cui dialetto locale ha, tra le proprie espressioni peculiari, quella di alèghe, ovvero allegro, nel senso di un’esortazione: stai allegro! Da qui il battesimo del marchio piemontese, entrato in scena a sua volta dopo una gestazione progettuale piuttosto lunga, le cui tappe ruotano appunto attorno alla centralità della questione idrica, anche nella filiera brassicola. Enzo, classe 1963, spilla da quando aveva 15 anni; ed è titolare di una birreria, la Gambrinus, ad Avigliana (a sua volta nei pressi di Coazze e Giaveno) dal 1991. Da adolescente ha frequentato la Torino che, in quel periodo, pullula vivacemente di locali consacrati al boccale; da adulto, e da operatore del settore, segue l’alba del movimento artigianale (il cui big bang avverrà nel 1995-96, come sappiamo), inserendo alcune referenze nella propria carta, peraltro già aperta su finestre internazionali di livello più che buono. Tra 1993 e ’94 anche a lui balena in testa l’idea della produzione: ma, dannazione, l’acqua locale è dura come il granito e il proposito viene congelato. Al contrario, però, continua a essere un fuoco che cova, in attesa della scintilla incendiaria giusta. Nel 2008, quando trasferisce la propria residenza a Coazze, tra le prime cose, provvede a far analizzare le caratteristiche delle falde, apprendendo che, stavolta, siamo sui 3 gradi francesi: una materia prima tenera, ideale per tante tipologie e in particolare per le basse fermentazioni.
Ecco finalmente la scintilla e la conseguente fiammata: l’impianto viene installato e messo in funzione nello stesso anno. Secondo Canarelli la birra deve esprimere il territorio ovvero i suoi punti di forza: e nel nostro caso è l’acqua. “Non a caso – sottolinea – durante i numerosi viaggi tra Belgio e Germania, i produttori ai quali avevo avuto modo di far visita avevano tutti insistito ripetutamente su quel tasto”. Così Aleghe si orienta verso il fronte Lager, praticandone il canovaccio secondo un taglio fortemente tradizionale, storico potremmo dire: “Fermentazioni in vasca aperta e condizionamento in fusto e bottiglia. Perché, scusate, Josef Groll a Pilsen come lavorava, se non così?”. Insomma, Wasser über Alles; e se il contesto locale offre anche altre tipicità, ben vengano, “ma senza farsi prendere dalla frenesia di usarne per l’ossessione del famolo strano. Io stesso metto a frutto ingredienti quali miele, castagne, le artemisie alpine dalle quali si ricava il liquore noto come genepì; e ne sono soddisfatto. Inoltre mi piacerebbe elaborare una ricetta contenente funghi. Tutto, però senza ansie di alcun tipo”. In linea con una simile visione, la gamma si compone di referenze animate da uno spirito improntato alla bevibilità piuttosto che dal piacere di sorprendere: “La birra – aggiunge – è soprattutto socializzazione, diritto di poter bere al bancone, da soli o chiacchierando con qualcuno, comunque in modalità relax, trovando soddisfazione e accessibilità al contempo. Il che non implica quel che potrebbe essere frainteso nei termini di una sorta di castrazione dell’estro, anzi, ma la fantasia si esercita al meglio quando è al servizio della fruibilità”.
Quali le etichette che ben esprimono questo manifesto? Canarelli, tra altre papabili, cita la Pils, la Brusatà, pluripremiata Chestnut Beer con un tocco di affumicato; e la Aleghetor, Dunkel Doppelbock con fave di cacao, preparata in collaborazione con il maestro cioccolatiere Guido Castagna. Lo stato dell’arte in casa Aleghe è figlio del trasferimento dell’impianto, avvenuto come si è detto nel 2016, da Coazze a Giaveno, dove si attinge da pozzi (uno dei quali detto non a caso la bunèva, cioè buona acqua) le analisi sui quali sanciscono una leggerezza ancora più marcata, tanto che i valori della salinità scendono a 0,75 gradi francesi. Tale contesto ha rafforzato ulteriormente la consapevolezza circa la direttrice di marcia imboccata fin dall’inizio e da allora coerentemente seguita; un obiettivo organicamente perseguito da tutta la ciurma: i soci Roberto Carbonero e Alessandro Mammi (non impegnati in produzione), oltre a Federico Bertolo (formatosi alla scuola del birrificio La Piazza di Torino, per poi seguire un tirocinio da Elvo, a Graglia), che affianca Enzo in sala cotte, dopo la partenza di Marco Biga, oggi in forza al team di Lervig, in Norvegia.
Informazioni e contatti
Via Beale 40
Giaveno (TO)
393-9938105
birra.aleghe@gmail.com
www.aleghebirra.com
Dati di produzione
Anno di fondazione: 2008
Impianto e capacità: Easybräu Impiantinox da 10 hl
Cantina: fermentatori aperti per un totale di 60 hl
Produzione annua media: 500 hl
Bottiglie: 60% circa
Fusti: 40% circa