Birrificio Mostoitaliano

La storia del birrificio Mostoitaliano è quella del suo fondatore, Francesco Casellato, giovane e ormai ex ingegnere energetico che tra tini e fermentatori ha trovato la sua nuova strada professionale. L’amore per il jazz e la birra, il mondo dell’homebrewing esplorato per sette anni, il percorso di studio e tirocinio concluso a Padova con il Diploma di Qualifica di Birraio Artigiano e poi, finalmente, l’inaugurazione nel 2017 del birrificio. Ci troviamo nella Riserva Naturale di Decima-Malafede, subito fuori dal raccordo anulare di Roma, area destinata negli anni Settanta alla realizzazione di un insediamento urbano: la cosa scatenò vibranti proteste fino all’occupazione da parte della Cooperativa Agricoltura Nuova, che di lì a qualche tempo ottenne dal Comune di Roma la concessione in affitto dei terreni trasformandoli nella realtà virtuosa odierna.
E’ qui che, all’interno di un vecchio caseificio abbandonato e pescando a piene mani dai campi circostanti da lui stesso coltivati, opera Francesco, garantendosi un’autarchia produttiva in cui l’unica eccezione la fanno i lieviti. In regime biologico e biodinamico crescono infatti l’orzo (poi maltato secondo ricetta) ed il luppoleto, orgoglio della casa progettato da Francesco sfruttando la laurea in ingegneria ed oggi fra i più estesi d’Italia. L’acqua infine, per lo più proveniente dalle sorgenti del Peschiera e delle Capore resa perfetta per la produzione attraverso l’osmosi inversa.Cinque le referenze targate Mostoitaliano disponibili sul mercato: la Pils “Primo Mosto” e l’ambrata “Mosto Rosso”, entrambe a fermentazione ibrida, la “Mosto Amaro” ispirata all’universo IPA, la “Triplo Mosto”, chiara lavorata a fermentazione aperta con impiego di orzo, frumento e avena e infine la “Saison”, prodotta in primavera con utilizzo in ricetta del triticale, un cereale antico molto rustico. Fra i progetti in divenire anche la nascita di un Brew Pub.