Birrificio Birra Ichnusa

Manca la data precisa, meglio “ufficiale”, ma l’anno è sicuro: 1912. 100 anni giusti giusti, quindi, da quando si comincia a parlare di birra in Sardegna, e a farla, con la nascita del primo stabilimento produttivo, dal nome evocativo: Ichnusa. Nome che è la traslitterazione latina del termine greco Ἰχνοῦσσα (da Ἰχνοῦσ = orma di piede) e che rappresenta l’antica denominazione di origine greca dell’isola. Questo legame con il mito lo racconta molto bene il sito del birrificio sardo: “Un’antica leggenda narra che gli dei, al tempo della creazione, attingessero da un sacco celeste la materia da plasmare per dare forma alle terre e ai continenti. Quando nel sacco non erano rimasti che pochi miseri sassi, gli dei li gettarono in mare e li calpestarono, lasciando su di essi la loro impronta. La terra che si formò era rocciosa e desolata, non adatta alla vita. Allora gli dei presero dalle altre parti del creato la più bella vegetazione e gli animali più curiosi, donando all’isola una natura fantastica.

Il significato di “impronta” coincide con le prime testimonianze storiche sulla Sardegna: quelle dei naviganti greci, che paragonarono la sua forma a quella di un piede umano (da ichnos = orma di piede), o quelle dei fenici, che si tramanda furono i primi a chiamare questa terra Ichnusa. Tornando alla birra sarda e alla fabbrica che la produce da 100 anni, sul nome del primo “attore protagonista” ci sono però alcuni “dubbi”. Alcuni storici attribuiscono la paternità del primo passo birrario a Giovanni Giorgetti, che avrebbe fondato la “Birraria Ichnusa” nel 1912, per passarla nelle mani di Amsicora Capra e della sua società Vinalcool l’anno successivo. Altri storici, invece, attribuiscono direttamente ad Amsicora Capra l’iniziativa di aprire il birrificio sardo, sempre nel 1912. Di fatto, Amsicora Capra è il protagonista principale della storia di questo birrificio: figlio di Giovan Battista, che crea nel 1860 a Quartu S. Elena una piccola ma raffinata cantina specializzata nella produzione di vini pregiati destinati all’esportazione, ne segue decisamente le orme, lasciando una grande impronta nella storia della viticoltura (e non solo) sarda. Vino, che compra dai più importanti produttori dell’isola, e alcool, che viene prodotto nella distilleria annessa alla principale cantina di sua proprietà a Pirri, e che partono dalla Sardegna per il continente e il resto d’Europa a bordo di una vera e propria flotta (8 in tutto) di piroscafi e velieri di sua proprietà. Amsicora si butta nel business birraio negli anni immediatamente successivi alla crisi che attanaglia la viticoltura sarda a partire dal 1911, quando la fillossera aveva arrecato danni imponenti ai vigneti sardi. Rimasta, per 30 anni, confinata nel solo ambito regionale (riscuotendo però un grande successo di vendite fra gli isolani), l’Ichnusa fa il decisivo balzo in avanti subito dopo il secondo dopoguerra, quando maggiore pubblicità e maggiore richiesta da parte del mercato fecero impennare la richiesta interna (e anche nazionale) della sua birra.

Si decide, nel 1963, di costruire una nuova unità produttiva ad Assemini, zona, allora, particolarmente ricca di falde acquifere: lo stabilimento diventa operativo a partire dal 1967, ed è il primo in assoluto, in Italia, ad installare serbatoi di fermentazione cilindro-conici verticali. Nel 1981 la produzione raggiunge la cifra di 400.000 hl., e, come è quasi sempre successo nella storia della industria birraria italiana, qualcun altro, dall’estero, comincia a mettere gli occhi su questo gioiello tecnologico e sul segmento di mercato che l’Ichnusa soddisfa e rifornisce con successo. E’ un soffio arrivare al 1986, quando Heineken Italia S.p.A. (allora Birra Dreher S.p.A.) acquista marchio e stabilimento, nel quale vengono investite successivamente ingenti risorse economiche per il suo ulteriore ammodernamento e ampliamento. Tanto che dal 2008 lo stabilimento di Assemini, che occupa più di 90 persone, ha la capacità di produrre quasi tutti tipi di birra del gruppo Heiniken: Moretti, Dreher, Messina, Sans Souci,Von Wunster, Fischer, oltre a tutte le referenze del marchio Ichnusa, per un totale di 650.000 hl. di birra prodotti all’anno.

Tre sono le birre attualmente prodotte ad Assemini per il brand Ichnusa: la “classica” Ichnusa, la loro lager più conosciuta, 4,7% abv, per la quale si usa anche il mais; la Ichnusa Speciale, lanciata sul mercato nel maggio del 2002, per festeggiare io 90 anni del birrificio sardo; la Jennas, l’ultima nata, il cui nome si ispira al Gennargentu, una lager di 4,9% abv non pastorizzata e microfiltrata. È stata commercializzata anche una versione “Spirtu” della Ichnusa, aromatizzata al mirto, ma non ha riscosso il successo di vendite atteso ed è stata ritirata dalla produzione dopo solo un anno. Dal marzo 2011 è cambiato il design delle bottiglie e delle label, nelle quali compare sempre l’inamovibile emblema sardo della croce con i quattro mori bendati. Anche in questo caso è il sito istituzionale del birrificio sardo che aiuta a conoscerne origine e significato: “L’origine è da far risalire alla nascita dell’antico Regno di Sardegna e Corsica. Il simbolo compariva nel sigillo della cancelleria reale aragonese, e sbarca in Sardegna con l’infante Alfonso, nel 1323. Era composto dalla croce di San Giorgio, simbolo del Cristianesimo e della riconquista della terra cristiana di Spagna, mentre le quattro teste rappresentavano quattro importanti vittorie conseguite dai catalano-aragonesi, ovvero la riconquista di Saragozza, Valencia, Murcia e delle Baleari”.

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