Birrificio Menabrea

Il primo birrificio d’Italia fu aperto da Giovanni Baldassarre Ketter nel 1789 a Nizza Marittima, ma appena un paio di anni dopo fu acquistato da un biellese, Giovanni De Bernardi, assieme alla licenza di vendere birra in tutto il Piemonte. Nel 1845 si apriva a Torino la prima fabbrica di birra del capoluogo (la Bosio & Caratsch), vent’anni dopo in città si potevano contare già 114 birrerie.

Il Piemonte come “culla” della birra in Italia? Storicamente sì, visto che anche la storia della Menabrea di Biella inizia in quegli anni, nel 1846 per la precisione, quando G. Welf di Gressoney e i fratelli Antonio e Gian Battista Caraccio, nativi di Broglio e caffettieri in Biella, fondano un laboratorio per produrre birra, con l’intento di sfruttare al meglio le acque purissime che sgorgano dalle montagne di Oropa, allora usate principalmente dalla fiorente industria laniera della zona. Nel 1854 i fratelli Caraccio, diventati nel frattempo unici proprietari del birrificio biellese, affittano la birreria a Jean Joseph Menabrea (che con l’Unità d’Italia dal 1861 cambierà il proprio nome in Giuseppe) e Antonio Zimmermann, entrambi di Gressoney, e già soci di una birreria di Aosta,  la Birra Zimmermann, fondata nel 1837 e prima fabbrica nel territorio del Regno di Sardegna ad applicare la tecnica produttiva della bassa fermentazione. Per 95.000 lire di allora, il 13 ottobre del 1864 i fratelli Caraccio cedono definitivamente a Zimmermann e a Menabrea la fabbrica di birra.

Ci vogliono otto anni, e nel 1872 esce dalla proprietà anche Zimmerman sempre più risucchiato dai suoi interessi in Aosta, e prende vita la società G. Menabrea & figli, formata da Giuseppe e i suoi due figli Francesco e Carlo (foto a lato), che diviene proprietaria proprietaria della Premiata Fabbrica di birra e gazeuse G. Menabrea & Figli. Quella di produrre birra e gazeuse riflette una abitudine tipica di quel periodo, nel quale si usava diluire con l’acqua prima e la gassosa poi le birre scure e forti che si era soliti brassare. A Biella, negli stabilimenti della Menabrea, si producono in quel periodo, una bionda pils e una birra scura, tipo Monaco, entrambi molto apprezzate, anche da personaggi più che autorevoli. Nel 1882 Quintino Sella, ministro delle Finanze e fondatore del Club Alpino Italiano, ne elogia le qualità in una sua lettera ufficiale, e nello stesso anno Carlo menabrea, rimasto alla guida della società dopo la morte del padre, viene nominato cavaliere dal re Umberto I.

Con vari avvicendamenti familiari, si arriva al 1896, quando subentra alla guida della società il primo esponente della famiglia Thedy (la stessa famiglia che regge a tutt’ oggi le sorti della fabbrica di birra Menabrea), Emilio, marito di una delle due eredi di Carlo Menabrea, insieme ad Agostino Antoniotti, l’altro cognato. Da quel momento la Birra Menabrea “decolla”, mietendo successi internazionali a raffica. Torino, Parigi, Digione, Monaco: da ciascuna di queste città la birra biellese ritorna plurimedagliata, a consacrazione di una realtà produttiva che vedeva già allora impiegati più di 30 addetti per una produzione annua che si aggirava fra gli 8.000 e i 10.000 hl. Dopo i disastri della prima guerra mondiale, le sorti della birreria si risollevano prontamente, ripartendo da dove si erano fermati, e cioè dai riconoscimenti nazionali e internazionali, che questa volta arrivano da Roma, Bruxelles, Milano e Parigi: è il 1924, l’anno d’oro del birrificio biellese.

Arrivando rapidamente ai nostri giorni, la fabbrica di birra Menabrea, confluita nel 1991 nel gruppo Forst (che ne “cura” la distribuzione) nel “risiko” delle concentrazioni birrarie che cambiarono, in quegli anni, il profilo della produzione e della distribuzione birraria in Italia, è ancora sotto la guida della famiglia Thedy (Franco, amministratore delegato, ne incarna la V generazione). Nel 1996, per festeggiare il 150° anniversario dell’apertura del birrificio, la Menbraea ha creato un’edizione speciale delle bottiglie, tutte caratterizzate dalla scritta “150° anniversario” sul collarino della bottiglia. Dal punto di vista produttivo si è passati dai 36/40.000 hl. degli anni ’80 agli attuali 140.000 hl. (circa).

Oggi Menabrea propone una ristretta gamma composta da: la Menabrea Bionda, la Menabrea ambrata, la Menbrea strong ale, la Menabrea 1846, la Christmas beer brassata una sola volta l’anno e la linea Top Restaurant dedicata al segmento della ristorazione. Tredici in totale le medaglie, fra quelle d’oro e quelle d’argento, raccolte dalla Menabrea con le sue birre al World Beer Championship di Chicago fra il 1997 e il 2006.

Come per altri birrifici storici italiani lo stabilimento della Menabrea, da sempre nel quartiere Riva, è un ottimo esempio di archeologia industriale, attentamente e scrupolosamente accudito dalla proprietà. Anche gli ultimi lavori, legati all’ampliamento delle cantine del birrificio, non hanno intaccato la storica facciata dello stabile, nella quale un’edicola votiva costruita decenni fa testimonia ancora oggi la devozione mariana della popolazione della zona, che si radunava presso lo stabilimento birrario quando la Madonna di Oropa veniva portata in pellegrinaggio nella zona del biellese, e la fabbrica della Menabrea era una delle prime tappe del cammino dei fedeli.

Lascia un commento