Baird Brewing Company

Numatzu, cittadina di pescatori a 130 km da Tokyo, il Fuji a portata di mano, in piena zona di sorgenti termali. E’ in questa cittadina giapponese che si trova uno dei più conosciuti birrifici artigianali giapponesi, la Baird Brewing Co., una vera e propria ditta a conduzione familiare, composta da Bryan Baird, americano dell’Ohio, e dalla sua compagna Sayuri. Che in due gestiscono il birrifcio e cinque tap rooms di proprietà, una a Numatzu, la prima aperta in ordine di tempo, due a Tokyo, una aperta da non molto (2009) ad Harajuku e un’ altra a Naka-Meguro, questa invece aperta nel 2008, e una a Yokohama, aperta quest’anno. L’avventura birraria di questo americano in Giappone comincia nel 2001, quando Bryan riesce ad ottenere la licenza di fabbricazione di birra, anche se tutto prende l’avvio dieci anni prima. Sono i primi anni ’90 e Bryan vive ad Osaka per diversi anni, innamorandosi del Giappone, del suo modo di vivere e della sua cultura, tanto che poi si trasferisce a Tokyo, dove si stabilisce e comincia a guardare con attenzione alla scena birraria artigianale giapponese, molto vivace da quando, nel 1994, il governo rende “legale” la pratica della microbrewing, riconoscendo la qualifica di micro birrificio, con relativa licenza di produzione, per tutte quelle fabbriche di birra che producono fino a 60.000 litri di birra l’anno.

Bryan torna negli USA nel 1997, ma solo per acquisire gli strumenti tecnici e le conoscenze teoriche necessarie per impiantare una propria attività birraria in Giappone: lo fa iscrivendosi all’ American Brewers Guild di Davis, in California, e lavorando, in seguito, per un periodo come apprendista presso la Redhook Brewing. Finito questo periodo, Bryan fa il viaggio a ritroso, tornando in Giappone con 100.000 dollari raccolti da cinque investitori che credevano in lui e nel suo progetto birrario, e un piccolo impianto pilota da 30 lt. I soldi gli servirono per aprire la prima tap room di Numatzu e ad avviare il progetto del birrificio artigianale. Nel gennaio del 2001 il progetto prende definitivamente corpo e la produzione in proprio di birra comincia, guidata dal motto che da sempre caratterizza l’approccio di Bryan e Sayuri al modo di fare birra: “celebriamo la birra!” Autentica passione, quindi, ma anche grande ricerca dell’equilibrio produttivo, che non vuol essere però sinonimo di banalità; il tutto sintetizzato in una semplice ricetta, dalla quale si evince che equilibrio + complessità non possono che dare origine alla corretta caratterizzazione della birra. Attenzione quasi maniacale nei confronti di tutte le fasi della produzione, grande cura nella scelta delle materie prime per le loro dieci birre sempre reperibili durante l’anno e le sei stagionali, tutte prodotte in piccoli batch, per garantirne la qualità (tutte le label sono disegnate dall’artista giapponese Nishida Eiko). A queste birre sono da aggiungere innumerevoli altre produzioni “stagionali” od “occasionali”, moltissime delle quali, vista l’esito finale, sono da considerarsi in tutto e per tutto birre one shot. Il 2008 segna un significativo momento della sua seppur breve storia produttiva della Baird Brewing: Shhelton Brothers, noto commerciante internazionale di birra, comincia ad esportare negli USA i prodotti dell’americano trapiantato in Giappone. Un piccolo grande segnale per il piccolo/grande birrificio a conduzione familiare,che conferisce la giusta dose di orgoglio a questo piccola ma già molto significativa realtà produttiva della birra artigianale in Giappone.

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