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Il Corona De Lux incontra la Toccadibò del birrificio Barley

toccadibo barley
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Oggi sono corso in redazione a ritirare un piccolo dono: due bottiglie del birrificio Barley, un prodotto che fino ad ora era rimasto per me come un’apparizione mistica.. tutti ne parlano ma non c’era verso di vederlo apparire.

Ma che cosè il birrificio Barley? Trovo che la soluzione migliore sia farcelo spiegare da loro e cito testualmente dal sito: “Da un’idea dei due soci Nicola Perra e Isidoro Mascia, nell’agosto 2006 apre i battenti a Maracalagonis (CA) il Birrificio Artigianale Barley. E’ una piccola e creativa realtà artigianale che si propone fin da subito di inserire i suoi prodotti nella tavola della ristorazione di fascia medio-alta, secondo una linea parallela al vino. (…) Le ricette create dal birraio Nicola Perra hanno quindi fatto sì che il Birrificio Barley potesse riscuotere in breve tempo il gradimento del pubblico isolano, come quello del resto d’Italia, al punto che alcune delle sue birre venissero utilizzate come tipologie di riferimento, in corsi per sommelier AIS e ONAV. La cura quasi maniacale per l’alta qualità dei prodotti ha consentito di far conoscere con successo le birre Barley anche ad esperti qualificati americani, aprendo la strada all’esportazione negli USA  (vedi: www.bunitedint.com ), in quei ristoranti di fascia alta (e altissima) molto sensibili ai prodotti di nicchia, specie italiani.”

Quindi le due bottiglie sono state per me il premio ad un’attesa molto lunga (avevo chiesto di provarle da ottobre), e quando sono giunto a casa ho passato alcuni minuti a leggermi le loro etichette (bella l’idea di usare le recensioni di Kuaska per spiegare il prodotto) e diversi minuti per scegliere quale sigaro abbinarci. Aprendo il mio humidor, di cui mi piace molto vantarmi perché è uno splendido regalo dei miei amici Taccini (si tratta di uno stupendo umidificatore in ceramica, decorato nello stile viennese dei primi del secolo, Klimt tanto per dare un riferimento) che ho adorato fin dal primo momento che lo vidi nel loro studio. Sollevato il pesante coperto, all’interno facevano bella vista di sé due splendidi tubi di un rosso accesso che mi hanno richiamato alla memoria un recente viaggio in terra olandese dove ho avuto l’occasione, oltre che di bere ottima birra (belga), di visitare  la fabbrica di una famiglia che produce sigari dal 1904: Henry Wintermans.

Il sigaro è Un Corona De Luxe: la miscela Corona de Luxe del fondatore Henri Wintermans è piena di corpo e di aroma. Una foglia esterna di dorato tabacco proveniente da Sumatra sposa una miscela di tabacchi proveniente da Java, dal Brasile, dalla Colombia e dalla Repubblica Domenicana. Ogni sigaro è individualmente incellofanato ed imballato in un tubo di alluminio.

Noi italiani siamo abituati a dividere il mondo dei sigari in due parti: Toscano e Cubano, bianco e nero, yin e yang, il giorno e la notte. Ma in realtà, come per la vita, esistono tante sfumature, e una di queste nel mondo del fumo è certamente rappresentata da Henry Wintermans, un uomo che ha viaggiato molto e che come ci dice lui “da Cuba all Indonesia ho incontrato coltivatori e selezionatori che condividono la mia passione per tabacco. Ho ascoltato e ho imparato. Realmente mi sento come se stessi fumando il mondo.” I sigari Henry Wintermans ci riportano indietro nel tempo, al fascino di un europa coloniale fatta di uomini eleganti con l’impermeabile ed il cappello (e chi mi conosce sa quanto queste imaggini facciano presa su di me), di regioni che portano i nomi esotici di Java e Sumatra, di navi, di avventure. In poche parole a quelle suggestioni che possiamo ritrovare in Corto Maltese di Hugo Pratt.

Una buona birra non potrà che aumentare questa suggestione, e la Toccadibò è certamente la più adatta: un giusto mix di spezie riesce a spiazzare il mio palato con il dolce iniziale, non confermato dal gradevolissimo dry finale che ben si sposa con il mio Corona De Luxe, un sigaro gradevolmente asciutto ma con note dolci finali. La birra, nonostante il suo tenore alcolico evidente, riesce a risultare molto beverina. L’effetto sgrassante è notevole e sembrano l’uno attirare l’altro, la nota di albicocca della birra appena messa in bocca è quella che più di tutte invita verso il nuovo pouf, mentre se aspettiamo troppo fra una sorsata e una boccata di fumo l’effetto si dilegua un poco dato che la birra nel finale fa prevalere una nota amara che assomiglia abbastanza a quella iniziale del sigaro e che tende un poco a sovrapporsi. La degustazione invece, nell’ordine birra e sigaro in rapida sequenza, diventa molto piacevole, e i due prodotti tendono ad accomunarsi molto bene.

Non sono prodotti allucinogeni, ma per alcuni momenti, avvolto nelle voluttà dei miei due accompagnatori, mi è parso che la gatta nera sdraiata sul dorso del mio divano mi guardasse con occhi diversi, come a suggerirmi sogni piacevoli di avventure per mare, di terre lontane, di isole. E che cos’è la Sardegna, la terra della nostra birra, se non la più grande isola di questo Mediterraneo, mare chiuso e calmo che tanti sogni e peripli ha creato. “Fatti non fummo a viver come bruti ma per seguire virtude e canoscenza”.. e per me sperimentare abbinamenti e condividerne impressioni e risultati con i lettori di Fermento Birra è un poco la canoscenza e la virtude.

4 Commenti

  1. Potreste farmi sarepe se esistono libri o opuscoli e informazioni re: pietanze che abbiano come componenti i sigari toscani che siano primi o dolci
    Giovanni Trigona

  2. Al momento libri no, ma si trova diverse rappresentanze gastronomiche soprattutto nel mondo dei formaggi, delle gelatine, della cioccolata e del gelato mentre nelle preparazioni culinarie ci sono molti piatti estemporanei creati anche da grandi chef, se vuoi puoi contattarmi per più info

  3. Grande!!!!! Ciao e complimenti, leggendo il tuo articolo ho avuto quasi la sensazione di bere e fumare insieme a te vecchio amico mio!

  4. Meravigliosa sequenza di suggestioni e immagini, finalmente una degustazione di una persona che se la gode!!!!!!!!!!!