Stili da riscoprire. Austria: la Österreicher Märzen
Forse non tutti sanno che l’antica genealogia delle Märzen di ambiente tedesco e mitteleuropeo presenta, ancora oggi, non una sola interpretazione, quella battente bandiera bavarese, ma al contrario varie e diverse declinazioni; a partire da quella tipica della piccola ma vivace Austria.
Procediamo dunque con ordine, per evitare possibili confusioni. Il termine Märzen identifica in sé un modo di brassare, cui si dà luogo in marzo utilizzando i primi orzi primaverili (senza prescrizioni cromatiche vincolanti), maturando il prodotto in lagerizzazione durante l’estate e consumandolo alla fine della stagione calda, in corrispondenza con l’avvicendamento tra essa e il subentrante autunno. Ora, questa tradizione, come sappiamo, ispira, nel 1872, la nascita delle moderne Oktoberfestbier, non a caso identificate con l’incarnazione moderna delle Märzen stesse: quelle ideate da Josef Sedlmayr, sulla base di una ricetta che prevede l’impiego di malto Vienna, fulcro della tipologia omonima generata, tra 1840 e 1841, dalla mente creativa di Anton Dreher. Ebbene, a partire da questo snodo storico, a cavallo di tre decenni circa, anche in Austria il concetto di birra marzolina ritrova vigore, tanto anzi da assestarsi via via come categoria dominante sul mercato interno, differenziandosi però dal modello monacense, per puntare invece la barra cromatica verso tonalità più chiare e quella alcolica verso valori più leggeri.
In tal senso vi sono riscontri documentali e statistici a sostegno di una ricostruzione che vede questo processo di spostamento consolidarsi tra l’ultima appendice del XIX secolo, tutto il seguente e l’inizio dell’attuale. Oggi possiamo dire (con, alla mano, il conforto dei diretti interessati) che la Österreicher Märzen esibisce il look di una Helles ovvero aspetto limpido, schiuma bianca e colore dorato, talvolta piuttosto carico; offre i profumi che ne conseguono (crosta di pane ben imbiondita, miele), confermando la preminenza delle componenti maltate su quelle luppolate, sebbene queste ultime guadagnino spazio, rispetto alle cugine tedesche; presenta, sempre in confronto a queste ultime, un punto d’amaro più nitido, collocabile, diciamo, in direzione dei parametri caratteristici di una Vienna; fa registrare una gradazione alcolica tra i 5 gradi e i 5.5, laddove le Oktoberfestbier stazionano tra i 5,8 e i 6,3.