Ricciola ai ferri e India Pale Ale? Mai dire mai…
Abbinare in modo armonioso una India Pale Ale, specie se in chiave Usa, può non essere la cosa più semplice del mondo: anche quando la American Ipa del caso abbia già in sé un decisamente apprezzabile senso dell’armonia. E tuttavia va detto che tale qualità si rivela davvero di grande utilità. Perché se, ad esempio, le vigorie amaricanti, pur vive e vegete, si autodisciplinano in un impasto generale capace di regolarsi in proprio, è chiaro che non si ha bisogno di tenere gli occhi spalancati a sorvegliare ogni grammo di sapidità, nel timore che si creino corti circuiti. E dunque, avere davanti a un’etichetta del genere è un bel punto di partenza. Che consente di osare, fino a spingersi al “pensiero stupendo” di un’applicazione non proprio consueta, per quello stile birrario: l’accostamento con un piatto di mare.
Certo, per funzionare c’è bisogno, ai fornelli, di confezionare una preparazione altrettanto non scontata; un’idea? Delle polpe di ricciola ai ferri con intingolo di cicoria in estravergine e maionese calda: preparazione che vanta sostanza e, soprattutto, varietà di registri sensoriali. La ricciola – pesce azzurro non così gettonato come altri (e ingiustamente: rispetto alla categoria ha spesso fragranze più gentili, meno acute) – mette in campo carni strutturate (23 grammi di proteine su 100 di prodotto) e dotate di certa cremosità (5,25 circa i grammi di grassi, peraltro in prevalenza insaturi). A dare man forte alle riserve lipidiche della pietanza arrivano sia la maionese, sia l’intingolo di cicoria: il secondo decisivo nell’apportare anche un robusto quid amaricante, che andrà subito a fare attenuazione sulla corrispondente bitterness della Ipa. “Sì, ma quale?”, domanderete. Giusto: partiamo, come prototipo di prodotto bilanciato, da una Axe Edge di casa Buxton. La quale, nel corpo a corpo, farà prima sibilare le detergenze delle proprie bollicine, della propria acidità agrumata e della propria alcolicità, estinguendo con esse le eleganti untuosità del piatto; poi farà librare la nitidezza dei suoi colori olfattivi (frutta tropicale e scorze: pompelmo, mandarino), che risulteranno, alla fine del braccio di ferro (e delle reciproche compensazioni tra sorso e morso), la percezione prevalente, con il loro fresco senso di pulizia e di riequilibrio del cavo orale. E dopo, pronti per nuove avventure. Ovvero? Provare, sulla stessa ricetta, altre Ipa o American Ipa altrettanto ben bilanciate: la India Ale di Samuel Smith, la Fior di Noppolo by Birrificio del Forte o la Union Jack di Firestone Walker, per dirne alcune.