La crisi colpisce i consumi: arretrano birra e vino
La crisi non perdona e a farne le spese sono tutte le bevande: dall’acqua minerale al vino, passando, ovviamente, anche per la birra. Il taglio delle spese familiari e individuali – a dirlo sono i dati forniti dall’Unione Nazionale Consumatori, relativi al biennio 2012 e 2013 – colpisce in pieno sia l’acqua minerale, che scende del 4,52%; sia il vino, che arretra del 4,83%; sia, eh sì, anche la birra, per la quale il saldo negativo è del 5,34%. Per chiare, ambrate e brune, però, le statistiche non sono così orribili se si considera il sessennio 2008-13. Nell’arco del quale, infatti, mentre acqua e vino subiscono bruschi scivoloni (la spesa mensile passa, per la prima, da 13.58 euro a 11.42; e per il secondo da 12.47 a 11.43), la birra registra invece un incremento che va dagli iniziali 4.82 ai finali 5,67.
Insomma, sebbene l’ultima rilevazione denunci una flessione rispetto ai 5.99 del 2012, la maggioranza degli osservatori concorda nel sintetizzare che, a cavallo del passaggio dal decennio scorso all’attuale, gli italiani hanno in sostanza dirottato le loro preferenze dal “sangue dei grappoli d’uva al succo della figlia della spiga”, come avrebbe detto l’imperatore Carlo V d’Asburgo. Sempre in tema di consumi di birra, riportiamo i numeri diffusi in occasione dell’ultima edizione del Vinitaly; lo studio “Vino & Giovani” condotto da Gabriele Micozzi (docente di Marketing Internazionale all’Università Politecnica delle Marche), rivelerebbe che tra gli under 35 (uomini e donne) il 49% della platea preferisce Bacco, contro il 35% di Cerere. Così, almeno, risponde il “campione rappresentativo” sondato.