Birra in campania: istantanea del fermento birrario
Campania Felix, la prosperosa Campania. Questo il nome con il quale fa i conti un territorio ricco di storia, bellezze naturali e biodiversità. Napoli, Benevento, Pompei e Paestum sono musei alla luce del sole che testimoniano la presenza di antiche civiltà vissute sul territorio.
Le isole del Golfo di Napoli (Capri, Ischia e Procida), la Penisola Sorrentina, la Costiera Amalfitana e il Cilento sono luoghi che attirano turisti da tutto il mondo. La Mozzarella di Bufala Campana e il Pomodoro San Marzano sono solo due dei tanti prodotti campani conosciuti ovunque, così come i grandi vini: Taurasi, Greco di Tufo, Fiano di Avellino e Aglianico del Taburno.
Vivere in un territorio così, che permette di essere a contatto con tante eccellenze, stimola le menti curiose e intraprendenti come accaduto nel 1982, quando Tonino Cappiello e i suoi amici fondarono il primo micro birrificio italiano nel pieno centro di Sorrento, producendo una birra il cui nome si ispirava alla tradizione brassicola inglese: Chichester. Nella seconda metà degli anni Ottanta alcuni di questi giovani hanno dato vita, insieme a Peppino Esposito, ad un nuovo birrificio con caldaia da 60 ettolitri, il St. Josef Bier. Nello stesso luogo il fascino e i racconti di questi pionieri della birra artigianale hanno contagiato, venti anni dopo, Giuseppe Schisano e Francesco Galano del Birrificio Sorrento, che ricorrono ai prodotti locali – primo su tutti il Limone di Sorrento Igp – per caratterizzare le proprie etichette.
Ma il territorio non viene rappresentato solo dalle materie prime che si utilizzano. A volte può esserlo anche dal luogo in cui si nasce, come nel caso dei fratelli Gianni e Mario Di Lunardo, venuti alla luce in Inghilterra: sarà stata forse l’aria anglosassone respirata da piccoli ad aver stimolato la fondazione, nei primi mesi del nuovo millennio, del Birrificio Saint John’s Bier a Faicchio, in provincia di Benevento.
Zona questa ricca di cantine vinicole, dove però ci sono avamposti brassicoli che cercano di insidiare il dominio della bevanda di Bacco: Maltovivo (Ponte), insignito con la “bottiglia” nella Guida alle Birre d’Italia 2015, e poi Borrillo (Molinara) e Pentra (Cusano Mutri). Nel vicino casertano, ad Alvignano, troviamo il Birrificio Karma di Mario Cipriano, estroverso birraio che ama usare sapientemente le spezie nelle sue ricette. Il birrificio è a due passi da Castel di Sasso, dove viene prodotto il Conciato Romano, un antico formaggio Presidio Slow Food che trova proprio in una delle birre di Karma, la Sumera, uno dei suoi rarissimi abbinamenti possibili.
Viaggiando nella pianura che collega Caserta e Napoli troviamo una zona “calda”, la cosiddetta Terra dei Fuochi. Nonostante la campagna mediatica generalizzata in queste aree si producono molti Presidi Slow Food di alta qualità, come il Pomodorino del Piennolo del Vesuvio e la Papaccella Napoletana, passando per l’Antico Pomodoro di Napoli. I recenti rapporti ministeriali parlano del 98% del territorio libero da contaminazione, ma è stata fatta di tutta l’erba un fascio, colpevolizzando senza motivo un intero territorio. In questa zona sono presenti anche numerosi birrifici: Okorei (Mariglianella), Crazy Brewer’s (Pomigliano D’Arco), Trincanotte (Crispano), Cervisia (Trentola – Ducenta) e Gold Blond (Marcianise), e ancora non molto distante Lievito e Nuvole (Avella) e Maltolibero (S. Sebastiano al Vesuvio). Spostandosi nel mezzo della lussureggiante campagna dell’Agro Sarnese Nocerino, patria del Pomodoro San Marzano Dop, è nato nel 2002 l’impianto di Kasperl Brau nel brewpub di Angelo De Nicola, liberamente ispirato al Pulcinella della Birra.
Quest’area, famosa per il pomodoro più ricercato dagli chef, è anche la Patria di Simone Della Porta, mastro birraio de Il Chiostro, unico birrificio campano “chiocciolato” della Guida alle Birre d’Italia 2015 di Slow Food, che realizza le sue birre nel piccolo impianto a fiamma diretta progettato dallo stesso Simone per essere funzionale alle sue esigenze brassicole. Vicino troviamo anche il Birrificio Aeffe di Arturo Spinelli e Ferdinando Di Landro, tra i più grandi in Campania, e ancora il giovane Bella M’briana.
Andando verso nord si incontra invece l’iperattivo Nello Marciano del Birrificio Maneba, impegnato nell’impianto di Striano. Se siete amanti della civiltà romana e volete visitare il più grande museo all’aperto del mondo non potete saltare gli scavi di Pompei, con la consapevolezza che a Scafati, la città adiacente, c’è Chiara Bolognino e il suo piccolo birrificio al femminile, Lady B. Una volta lì il tragitto verso Salerno è davvero breve, quel tanto da potersi addentrare in una delle province più estese d’Italia, all’interno della quale troverete prima la Costa Amalfitana e poi quella Cilentana, con al centro il sito archeologico di Paestum.
La provincia di Salerno offre un paniere di prodotti davvero notevole, dalla Nocciola di Giffoni ai tanti Presidi Slow Food (Colatura di alici di Cetara, Fagiolo di Casalbuono, Fagiolo di Controne, Soppressata di Gioi, Cacioricotta del Cilento, Ceci di Cicerale, Carciofo Bianco di Pertosa, Oliva Salella ammaccata del Cilento e Alici di Menaica), senza dimenticare tutti i caseifici presenti tra Battipaglia e Capaccio, con le meravigliose Mozzarelle di Bufala Campana. In questo contesto sono presenti diversi birrifici, a cominciare da quello di Vincenzo Serra, il ruspante birraio del Birrificio dell’Aspide (Roccadaspide) che, nonostante tre anni di vita appena, ha già ricevuto grandi apprezzamenti e riconoscimenti. Ma anche Agrado (Olevano sul Tusciano), Fiej (Castelnuovo Cilento), RudeBoy (Buonabitacolo) e Sud (S.Marco di Castellabate), oltre alla recente apertura del brewpub Fermento Brew Inn a Fisciano, nei pressi del campus universitario di Salerno.
A completare il panorama di questa regione così varia resta la parte dell’Appennino Meridionale rappresentata dalla provincia di Avellino, dove sono coltivati vitigni importanti come l’Aglianico, il Fiano e il Greco di Tufo. Ma anche qui la birra trova spazio per esprimersi, con esempi virtuosi come quello di Serrocroce (Monteverde), il birrificio di Vito Pagnotta. L’intera produzione viene realizzata con l’orzo coltivato nell’azienda agricola di famiglia e fatto maltare a Melfi. Si tratta di un km zero reale, che concretizza l’idea di Filiera Campana della Birra Artiginale di cui si parla da circa due anni negli uffici regionali. Nel centro di Avellino trova spazio il Birrificio Irpino dei fratelli Doria, in una interessante struttura minimalista. Arrivando ai confini con la Puglia, ad Ariano Irpino, troviamo infine il brewpub Giorgia.
Un discorso a parte meritano le beerfirm. Alcune di queste nascono dall’impossibilità iniziale di investire in un impianto di proprietà, ma sono comunque molto attive e presenti sul territorio con ricette proprie, come White Tree (Caserta) e Ianua13 (San Nicola la Strada). Nel panorama brassicolo nazionale la Campania si pone come una realtà eterogenea, con birrifici che hanno ormai un nome e una storia radicati anche al di fuori dai confini regionali e tante altre piccole realtà che mettono in campo la voglia di emergere e farsi conoscere.
Leggendo Cibo è Liberta di Carlo Petrini mi è saltata agli occhi una frase che ho immediatamente associato al movimento brassicolo campano: “La futura tradizione, la nuova diversità”. La birra in Campania, dove il vino rappresenta da sempre ciò che accompagna i pasti, gioca oggi un ruolo di bevanda “diversa” ma con tutte le potenzialità qualitative per ricoprire in futuro quello di “tradizionale”.
Dove bere birra in Campania?
Negli ultimi anni l’offerta di locali che propongono birra di qualità è notevolmente cresciuta. Al fianco di pub come Babette (Napoli), Ottavonano (Atripalda), Historia (Puglianello), Mmiez e’Sound (Angri) e Demetra Pub (Pontecagnano), emergono nuove attività come Cucchiarè (San Vitaliano), l’Hops2o (Telese Terme), la Quinta Pinta (Caserta), BAI (Salerno), Pub27 (Pompei), Sturgis (Brusciano) e il Clipper (Portici). Interessante il banco delle spine di Eccellenze Campane (Napoli), che a regime ospiterà a rotazione diversi birrifici campani.
di Alfonso Del Forno