Musa del Birrificio Italiano
Il Birrificio Italiano è sicuramente uno dei nomi più noti ed apprezzati nel panorama della birra artigianale italiana. Nato nel 1996 “anno primo” del movimento birrario artigianale, il Birri, come viene chiamato affettuosamente dai suoi clienti, è noto a tutti per alcuni must a bassa fermentazione come la Tipopils e la Bibock, tra l’altro recentemente premiate in Germania in un concorso europeo importante come l’European Beer Stars. Ma non solo. Agostino Arioli, birraio di navigata esperienza, negli anni è stato capace di affiancare a birre ispirate alla tradizione tedesca creazioni dall’alto tasso di originalità. Ne sono un esempio la Fleurette, birra leggera e profumata prodotta con aggiunta di fiori o la Cassissona, una birra “spumante” aromatizzata al cassis.
Tutto nasce da un viaggio negli Stati Uniti, quando Agostino, grazie all’amico birraio Matthew della Firestone Walker Brewery, ebbe modo di conoscere e apprezzare birre prodotte dal “second runnings”, così come in inglese viene chiamato il filtrato a basso estratto ottenuto dal lavaggio dei cereali a fine ammostamento. Tornato in Italia rimase affascinato dall’idea di poter creare birre eccellenti partendo proprio da un azione produttiva di recupero . Decise però di distinguere la Musa da qualsiasi birra tradizionale, per esempio dalle storiche birre per uso quotidiano prodotte dai monaci belgi, eliminando la fase di bollitura, momento in cui tra l’altro fa la sua comparsa il luppolo, e di caratterizzare la birra in maniera molto originale facendosi ispirare dalle stagioni. Nascono così le quattro muse: leggere, profumate, estramemente godibili, delicatamente amare (il luppolo viene aggiunto a fine ammostamento). Birre, anzi no, “birrette”, come ama chiamarle Agostino, richiamando l’accezione positiva del termine, nel senso di birra “risparmiosa” e virtuosa, in quanto improntata al recupero, e leggera (alcol attorno al 3 % vol.).Tra le tante novità del 2009 del Birrificio Italiano, puntualmente apparse nel blog, sicuramente merita di essere raccontato il progetto Musa.
Lo scorso anno i clienti del brewpub di Lurago Marinone (CO) hanno avuto la fortuna di assaggiare quattro birre molto particolari: la Musa Primavera, Musa Estate, Musa Autunno e Musa Inverno. La caratteristica comune di queste birre è l’aromatizzazione molto originale e la bassa gradazione alcolica finale, essendo le Muse realizzate partendo da quello che in gergo birrario viene chiamato ultimo filtrato (vedi box accanto).
Quattro dunque, come le stagioni, le muse del Birrificio Italiano:
MUSA PRIMAVERA
Fiori e primavera, un connubio imprescindibile. La Musa Primavera no poteva dimenticarlo. Ecco comparire allora come ingredienti il fiore del sambuco e di robinia. I fiori prima di essere introdotti nella birra vengono fatti macerare a basse temperature in birra.
MUSA ESTATE
Prodotta con l’aggiunta di una quantità importante di scorza di pregiati limoni della costiera amalfitana e una parte di succo degli stessi, la Musa Estate è stata suggerita al birrificio da Giovanni Mandara esperto pizzaiolo della Piccola Pizzeria Piedigrotta di Reggio Emila, che da anni chiedeva una birra al limone per il suo locale. Birra leggerissima (3% alc.) e profumata, molto amata dai clienti del locale per la sua capacità di dissetare emozionando.
MUSA AUTUNNO
L’ingrediente originale della musa autunnale è l’uva. Il primo esperimento è stato fatto utilizzando il Nebbiolo, ovvero il mosto ottenuto dalla pregiata uva a bacca nera (20% vol.). Per l’autunno 2010 dovrebbe essere utilizzata l’uva Vespolina. La musa d’autunno è una birra vinosa e floreale, leggiadra.
MUSA INVERNO
Aromatizzazione “morbida e speziata” quella prevista per la musa d’inverno che vede come protagoniste fave di cacao e anice stellato. Una bevanda gradevole e profumata, complessa nella sua leggerezza.
Al momento le Muse non si trovano durante tutto l’anno, ma, come suggerisce il nome, sono birre stagionali prodotte tra l’altro in piccole quantità. Infatti non solo derivano dalla produzione della Amber Shock, una birra speciale prodotta soltanto una volta al mese, ma il volume di ultimo filtrato ottenibile da una produzione è di circa un quinto rispetto al primo filtrato utilizzato per la Amber.
Ultimo filtrato
Durante la produzione della birra, alla fase di ammostamento, necessaria per ricavare quella soluzione ricca di zuccheri ottenuta riscaldando una base di cereali maltati e acqua, segue la filtrazione per separare il mosto dalle trebbie. La prima filtrazione è molto ricca di estratto rispetto a quelle successive, ottenute attraverso il risciacquo e successive filtrazioni. Già i monaci nel medioevo distinguevano la prima melior, birra ottenuta dalla prima filtrazione e quindi più forte e complessa, dalla secunda ottenuta con un mosto più povero ricavato da una successiva filtrazione e con il quale veniva prodotta una birra più leggera destinate al consumo quotidiano.