Birra del Borgo vende al colosso Ab-Inbev: parla Leonardo di Vincenzo

aquila _borgoLa notizia è di quelle che fanno clamore: il birrificio artigianale Birra del Borgo è stato acquistato dal più grande gruppo birrario del pianeta, un gigante che detiene, dopo la fusione con Sab-Miller, quasi un terzo della produzione mondiale. Nonostante già qualche addetto ai lavori fantasticasse un possibile shopping anche in Italia da parte della grande industria (già attiva all’estero), questa notizia, per tempistiche, ha sorpreso chiunque.

Non abbiamo perso tempo, abbiamo alzato il telefono e composto il numero di Leonardo Di Vincenzo, fondatore del birrificio con sede a Borgorose. Partiamo con la conferma: non è una bufala, il 100% della proprietà passa al super gruppo e Leonardo Di Vincenzo diventa Amministratore Delegato con contratto a tempo indeterminato e con totale capacità decisionale.

Cerca di rassicurarci subito Leonardo, giocando in contropiede: non ci ritengono una pedina, un marchio da svilire, l’obiettivo è quello di valorizzare la nostra azienda investendo in tecnologia e ricerca. Birra del Borgo non cambierà, state tranquilli. Anzi avremo più serenità, più libertà, più know how, maggiori investimenti in ricerca e sviluppo. Anche da un punto di vista dimensionale, i nostri piani non cambieranno, abbiamo appena effettuato un ingrandimento che ci permette di raggiungere quota 50.000hl annui in 5 anni. 

Know how? Vuoi dire che Ab-Inbev ha conoscenze che possono esservi utili?
Sì, ci sono conoscenze, anche inapplicate, risultati e ricerche che possono interessarci molto. Avremo accesso a informazioni importanti e il nostro laboratorio di analisi e ricerca sarà ingrandito. La novità è che questa cessione ci permette proprio di raggiungere gli obiettivi che ci eravamo prefissati da tempo, la filosofia produttiva non cambierà e anzi, ci potremo dedicare maggiormente a birre particolari. 

Ma non pensi che questa clamorosa acquisizione destabilizzi il marchio, che possa cambiare la percezione del consumatore nei confronti del vostro prodotto?
Un rischio che dobbiamo correre. Ma ti assicuro che sarà nostro compito far cambiare idea con i fatti a chi adesso pensa il contrario. Daremo l’anima per la qualità e non diventeremo schiavi.

Un’acquisizione che segna la storia della birra italiana. Che dimostra come un birrificio artigianale che produce 12.000 hl annui (tanti per il mondo craft nostrano, ma pochi in assoluto) possa essere appetibile ad un colosso che magari realizza il fatturato annuo dell’azienda appena acquisita in qualche ora. Sì, perché al di là del prestigio e dei benefici che l’inserimento di un marchio di qualità può provocare in un portafoglio composto da referenze industriali, l’acquisizione di un’azienda autorevole nel settore artigianale, che negli anni si è distinta per tasso creativo e innovazione, può diventare un ottimo laboratorio di sperimentazione, oltre che un’ottima fonte di informazioni. I tempi stanno cambiando, molti manager della grande industria se ne sono accorti e spendere qualche “spiccio” per scommettere in un mercato in crescita inattaccabile dall’esterno, ma penetrabile internamente, e cominciare così a comprenderne i meccanismi produttivi e di mercato, pare assolutamente strategico nel lungo termine.

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