Una Mummia da amare

mummia montegioco L’avventura della Mummia del Birrificio Montegioco, una delle birre più apprezzate e premiate d’Italia, cominciò nel marzo 2006, in una delle zone meno conosciute ma, come dire, “fatate” della nostra Penisola: i colli tortonesi. Qui troviamo prodotti poco reclamizzati ma assolutamente straordinari come il vitigno del Timorasso, recentemente resuscitato dal carismatico Walter Massa, la ciliegia Bella di Garbagna, presidio Slow Food, il salame del Giarolo, il formaggio Montebore dalla caratteristica forma di torta nuziale e, ultima arrivata, la birra di Riccardo Franzosi, che aprì a Montegioco nel 2005 il suo stimatissimo birrificio. Causa uno sciagurato problema provocato dal cambiamento della composizione dell’acqua utilizzata per birrificare, derivato dalla momentanea pulizia dei pozzi della zona, Riccardino, come tutti ironicamente lo chiamano per l’imponente corporatura, si trovò con la sua già nota ed apprezzata birra di base, una blond ale di nome Runa, compromessa da inusuali e sgradite note lattiche.


franzosiLa Runa lattica era destinata al macero ma a Riccardino venne l’idea di provare a vedere cosa le sarebbe successo mettendola in una botte che in precedenza aveva contenuto la prestigiosa barbera Bigolla del suo carissimo amico Walter Massa. Mi mise al corrente del segreto e così cominciammo ad affrontare i primi timidi e impauriti assaggi tramite prelievi da quel diabolico stretto cilindro di vetro chiamato “ladro”. Furono a dir poco terrificanti. Ad ogni assaggio indescrivibili puzze ci assalivano, tutte diverse, ma sempre vicine al “topo morto”. Non scoraggiarono però né lui, né tantomeno me. Fummo ampiamente ricompensati perché, dopo circa un anno di tribolazioni, la creatura mutante prese insperate ed incoraggianti direzioni non solo verso la potabilità, ma addirittura verso la finezza e la piacevolezza.

kuaska botte mummia

A fine estate 2008 era diventata una meraviglia ed allora si decise di farle fare il gran debutto in società presentandola allo storico Irish Pub di Genova-Quinto al Mare come aperitivo in una serata di abbinamento tra piatti liguri e birre di Montegioco. Una settimana prima dell’evento passai dal pub per sapere a che punto fossero le prenotazioni. Appena entrai nel locale trovai occupata al cellulare la giovane titolare Annalisa Ferri, che da poco aveva preso la pesante eredità della mitica pioniera Minou Risso. Mi spiazzò chiedendomi a bruciapelo il nome della prima birra in quanto voleva saperlo il grafico, dall’altra parte del telefono, per poter ultimare la locandina. Uscii con una scusa e al volo chiamai Riccardo per chiedergli il fatidico nome ma….il nome non c’era, incredibilmente nessuno ci aveva pensato. Come poeta d’avanguardia toccò a me inventare il nome all’istante e dato che la birra, nascosta a tutti in luogo buio e defilato nella cantina della casa colonica di famiglia, maturò in una botte come fosse in un sarcofago, la chiamai La Mummia. Quel nome piacque subito a Riccardo, al grafico e poi a tutti.

mummia bottiglia 33La sera del debutto La Mummia fu servita con la focaccia genovese, e l’unione delle due semplicità portò a un vero e proprio trionfo. Io e Riccardo abbiamo sempre davanti agli occhi la commovente scena dei meno giovani tra i presenti che provarono forti emozioni nel rivivere il tempo passato, quando era consuetudine fare uno spuntino a metà mattinata con una striscia di focaccia e un “gotto” di bianchino.

Articolo estratto dal nr 2 di Fermento Birra Magazine.